Card. Versaldi "Educare è coltivare la vita"

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Il Cardinale Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, salutando i congressisti e richiamando il lungo percorso preparatorio che ha portato a queste giornate, ha sviluppato la sua introduzione in tre punti: il tempo dell’educazione è il tempo della vita, l’educazione è coltivazione e cura, l’educatore è testimone competente, adeguatamente formato.

Il diritto all’educazione si colloca nella dignità stessa della persona, senza alcuna distinzione di sesso, di nazione, di religione o di condizione sociale”, come ribadiscono più volte i documenti magisteriali. Il cardinale Prefetto ha ricordato come ancora oggi nel mondo, però, ci siano oltre 58 milioni di bambini non scolarizzati di età compresa tra i sei e gli undici anni, e che altrettanto dolorosa siala memoria dei 10.000 attacchi a scuole o università in 70 nazioni fra il 2006 e il 2013, in media 6 al giorno. Sono altrettante ferite le discriminazioni attuate da alcuni governi nei confronti di centri educativi cattolici.

Nel contempo è incoraggiantela segnalazione della inversione di tendenza in diversi Paesi. Tra questi Burundi, Yemen, Ghana, Nepal, Ruanda, India, Iran e Vietnam, paesi nei quali all’inizio degli anni 2000 si trovava circa un quarto dei bambini non scolarizzati nel mondo, e che in poco più di un decennio sono riusciti a ridurre fortemente il loro numero, da 27 milioni a meno di 4 milioni.

L’immagine del logo del Congresso offre un’altra suggestione: l’educazione, come per un seme che diventa albero, è la “coltivazione” della persona perché diventi frutto ad arricchimento della società. Questa crescita avviene attraverso l’azione congiunta del soggetto, che ha in sé gli elementi personali della sua vita, con quella dei “coltivatori”, che sono molteplici, a partire dai genitori – i quali «hanno trasmesso la vita ai figli» e quindi «vanno considerati come i primi e principali educatori di essa» (GE, n. 3) – fino ad arrivare a tutti quelli che rientrano nella definizione di educatori.

L’educatore – come un buon coltivatore – è chiamato anzitutto a conoscere la persona per farla crescere secondo la sua natura completa. Può essere ben applicato al lavoro educativo scolastico e universitario quello che Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium riferisce all’accompagnamento personale nei processi di crescita della vita cristiana. Egli vede la necessità di una formazione all’ “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfrEs 3,5)» (n. 169). Il Papa delinea il profilo di uomini e donne caratterizzati da “prudenza, capacità di comprensione, arte di aspettare, docilità allo Spirito» (n. 171).

Non è da dimenticare che la missione dell’educatore si trova di fronte a un diffuso oscuramento dell’identità della persona umana, ma la tradizione educativa cattolica è portatrice di una proposta ben definita, che si radica nella verità integrale sulla persona e sull’identità dell’educatore come “coltivatore”, il quale può arrivare all’eccellenza del suo lavoro solo in un combinato armonico di preparazione professionale, umana e cristiana.
L’ampiezza identitaria dell’educatore comporta perciò la necessità di una corrispondente formazione preparatoria e permanente in tutti i suoi aspetti.
 

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